SCAMPOLI SERALI DI UN VENDITORE DI ARAZZI – Nazario Pardini

Scampoli  serali di un venditore di arazziNazario Pardini

The Writer Edizioni. Milano 2012.

Libro vincitore del Premio all’Eccellenza nel Premio Voci 2013.

Dalla Prefazione di Floriano Romboli.

Un tratto significativo della poesia di Nazario Pardini l’attenzione spiccata e diffusa per la natura, al cui ritmo armonioso, alla cui vitalità tonificante l’autore vorrebbe abbandonarsi, in un moto di totale oggettivazione della condizione emotivo-psicologica: “Mi soffermavo ai bei freschi intrecciati dal refolo estivo e allungavo a perdita d’occhio lo sguardo a un orizzonte largo e circolare che assorbiva il mio essere e m’immergeva in uno stato d’assenza totale. Dimentico di me, amalgamavo il mio sentire al dolce profumo dei tigli o all’azzurro che lontano si confondeva ai crinali dei monti…” (Mi era caro, vv. 6-15). Nel testo citato risulta evidente la funzione lirico-compositiva e meditativa dei numerosi enjambements; è proprio di tale procedimento stilistico-metrico spezzare l’unità sintagmatica, non sconvolgendo il discorso logico, ma sottolineando la densità, ora concettuale, ora sentimentale, delle componenti dell’articolazione sintattica, che appaiono rilevate ( e quindi parzialmente isolate) all’interno della normale scansione del verso. Nella sequenza franta che mi è occorso di corsivizzare è contenuto un cenno fondamentale alla situazione problematica che spiega la conclusine di questa poesia: “…. Restavo imbambolato. Poi ad un tratto per lo schiocco di un volo o lo stridere di un carro sul viale uscivo da questo stato d’ipnosi. E dalla fuga mi rincasava l’anima” (ivì, vv. 26-29). Il “rincasare dell’anima”, il ritorno della consapevolezza intellettuale descrivono efficacemente la peculiarità della posizione dell’uomo nell’àmbito dell’ordine della natura. Animale al pari degli altri e come gli altri partecipe, in forza della sua fisicità, di una realtà biologico-istintuale che rivendica spesso in lui la comune appartenenza (“Dentro noi/ sparirebbe il mistero del fiume/ incavato nel tempo. E la natura/ direbbe con voce tremante/ occhi e emozioni/ per farsi confidente”, Mi piacerebbe tanto, vv. 5-l0), esso tende irresistibilmente a distaccarsi dall’ universo naturale, in un processo di differenziazione, che è conseguenza della sua capacità di elaborazione critica del dato fisico e di transvalutazione morale della semplice materialità del vivere: “Se penso, seduto su questo scoglio solitario, al fatto che la vita mi si è data ed io ne vivo il frangente irripetibile, l‘idea insistente della casualità di un dono così raro e prezioso, mi rende immensamente godibile anche il vasto orizzonte nel suo approdare odorato di mare al declino propenso al naufragio” (Dichiaro di esistere, vv. l-l0).

POESIE

La casa sulla Collina, poesia interpretata da Rodolfo Vettor. Piccola luce amica Il fringuello Stasera la luna I tetti verde-ocra Erano i tempi in cui le primavere Si confondono lontane compagnie