Una magica alchimia
“Ho vissuto con persone che sapevano di cioccolato“.
Questa fu la risposta che la signora Natalia fornì alla giovane giornalista Elena che le aveva domandato come era riuscita a raggiungere quella bell’età mantenendosi così attiva e lucida.
Infatti, la signora Natalia festeggiava il suo novantesimo compleanno e, qualche ora prima, aveva ricevuto dal sindaco un’onorificenza speciale, proprio per l’impegno culturale e umanitario prodigato in settant’anni di attività lavorativa e sociale.
Elena, sorpresa dalla insolita risposta, cercò di farsi spiegare il perché di quella definizione, ma fu interrotta da un signore che irruppe nella stanza con un “….cento di questi giorni, zietta!…” gridato a gran voce e corredato da un grosso bouquet di fiori.
La signora Natalia, alla vista dell’uomo, si alzò cautamente dalla poltrona e gli andò incontro per accoglierlo. Lui era alto e la donna piccola e un po’ curva. Restarono abbracciati per un po’ ed Elena capì che tra loro esisteva un legame solido, un affetto speciale. Si alzò dalla poltrona e attese che i due si sciogliessero da quell’amplesso.
La signora, carezzando il bouquet, si rivolse ad Elena per farla tornare seduta e continuare l’intervista. Anche lei si sedette nuovamente e pregò il nipote di restarle accanto.
“Non ci sono segreti tra noi, vero?” disse, rivolgendogli un sorriso che le illuminò gli occhi piccoli e neri.
Lui, che si era seduto sul bracciolo della poltrona accanto alla zia, le prese la mano e la strinse con entrambe le sue sorridendo in segno di complicità.
La signora Natalia continuò:
“Signorina, le spiego tutto dall’inizio.
Avevo da poco compiuto diciannove anni e decisi di fissare la memoria della mia gioventù attraverso le parole scritte. Così, comprai un quaderno a righe e cominciai”.
Si alzò dalla poltrona e, da un mobiletto che si trovava in un angolo del salotto, tirò fuori un quaderno nero dai bordi alquanto consumati.
Ritornò al suo posto in poltrona e porse quel quaderno al nipote.
“Augusto, leggi le parti che ti piacciono, aiuteranno la signorina Elena a capire cosa voglio dire.”
Lui prese il quaderno per leggere.
Elena pensò che quel signore non solo ne conosceva bene il contenuto ma doveva anche apprezzarlo, perché sfogliava le pagine con attenzione per non rovinare la carta ingiallita dal tempo.
La giornalista accese il registratore portatile e il nipote cominciò la lettura.
Gennaio 1940
La passione più si addice alla tua personalità, ma sappi sempre ben dosarla! Ti auguro di poter assaporare la vita e, soprattutto, saperne gustare le pagine…
Ho deciso di iniziare questo diario proprio con le parole che papà mi ha scritto sul biglietto che accompagnava la scatola di cioccolatini per il mio compleanno.
E’ uno dei suoi pensieri profondi, così io li definisco.
Certo papà non lo capisco, è sempre assente per lavoro, viaggia un giorno sì e l’altro pure. Praticamente sono arrivata a diciannove anni e lui avrà passato con me e mio fratello un quarto del suo tempo libero, che è proprio poco.
Nonostante questo, però, ha azzeccato in pieno la mia personalità!
Lui ha una dote speciale nel capire le persone, questa è la sua forza.
Infatti, a mamma, che è golosissima, porta sempre in regalo specialità regionali, così si addolcisce, almeno per qualche giorno…..
A mio fratello Franco soddisfa la sete di sapere e gli regala libri classici, di avventura e perfino quelli difficili da trovare perché non graditi al Ministero della Cultura Popolare. Franco è un ribelle, ha idee diverse, sogna la libertà e mio padre lo protegge.
Ritornando alla dedica, mi sono sempre chiesta: papà a quale passione si riferisce?
Al tormento fisico o alla sofferenza dello spirito?
All’interesse, alla predilezione quasi esclusiva per qualcosa?
Oppure, al sentimento intenso e morboso, all’attrazione violenta per qualcuno?
Mistero! la risposta non me la sono ancora data.
Di sicuro, la sua dedica è un tenero monito affinché dalla vita io mi faccia coinvolgere mai stravolgere.
Gennaio 1942
Mio caro amico diario, è da tanto tempo che non ti curo più.
La guerra ha il suo peso in tutto e per tutto.
Papà continua a fare il messaggero postale sui treni ma di dolci a mamma non ne porta, non si trovano facilmente e costano.
Neppure libri a Franco perché bisogna rinunciare.
Anche il mio adorato cioccolato non c’è più.
Mamma dice che è meglio l’astinenza, ci tempra e ci fa forti: siamo in guerra!
Veramente non è astinenza: è fame. La fame si sopporta male è come una tenaglia che inesorabilmente ti afferra e ti annichilisce. Cerco di non pensarci e volo via con la fantasia: sento il gusto di un gianduiotto…..
Franco dice che la guerra ci ha tolto tutto, perfino la gioventù ma le idee non si uccidono ed il pensiero è l’arma che vincerà sul male. Sento che ha ragione.
Maggio 1943
Trascrivo queste righe che Elio mi ha dedicato mentre stavamo in ufficio, era suonato l’allarme antiaereo ma noi abbiamo finto di lasciare la stanza e invece…..
Mia adorabile Natalia,
parlarti della passione.…già, credo proprio che non si possa negare alla vita ciò che essa offre.
I sentimenti a cui la vita è legata la rendono unica.
Ma la passione è quello più rappresentativo.
E’ la passione a cui appartengono la fragilità e la grandezza umane.
Essa ha radici misteriose ed ancestrali.
E’ parte intrinseca del pensiero che l’ha generata.
L’umanità da sempre se ne nutre e la trasforma in storia.
E’ un sentimento doppio.
Si dice, passione insana, per definire la trasgressione, l’eccesso, una sorta di follia che fa male, tutto sconvolge e può distruggere l’esistenza stessa.
Al contrario, una sana passione si riferisce all’abnegazione, all’operosità, al bene incessante che accresce la vita per sé e, soprattutto, per gli altri.
Ma i confini tra l’una e l’altra non esistono:
essa è libera e sconfinata.
Bon-bon, sei la mia unica passione.
Elio mi travolge con le sue parole, la sua carica sensuale, la pienezza del suo essere!
Conosce il mio debole per il cioccolato e allora io sono il suo bon- bon…
Siamo destinati a separarci: domani partirà per il fronte.
Sono disperatamente innamorata e sola.
Ottobre 1945
Il sole sembra più luminoso, oggi.
La guerra è ormai finita e la fame si è attenuata.
E tornata la cioccolata vera. E’ un bene di lusso ma sono riuscita a prenderla. L’ho divorata e l’ho sentita “dentro”.
L’amore è come il cioccolato: è un insieme di elementi, bisogna riconoscerlo e coltivarlo pazientemente, solo allora entrerà nel cuore e vi resterà sempre.
Ho una sensazione strana: il ricordo della passione che nutro per Elio si mescola al sapore della cioccolata.
Di lui non ho notizie dirette ma ho saputo che è vivo e per me è tutto.
Ho scritto per lui questa poesia:
Mio gigante perché non torni?
Fa freddo e fuori è la notte,
né mura di casa, né calde coperte
possono darmi certezza e calore.
Ho voglia d’una estate lontana,
ricordi dell’aria piena d’odori
di suoni forti, d’essenze inebrianti,
di passione e di cioccolata.
M’avvolgo nella malinconia del passato,
la solitudine di tanto amore sprecato.
Questa è la vita mi dico….
la tua visione lascio al futuro.
Marzo 1946
Mi sposo con Elio!
Caro il mio diario sei giunto al capolinea, oggi è l’ultima volta che ti scrivo poiché sarà al compagno della mia vita che affiderò i miei pensieri e lui li custodirà gelosamente e sapientemente.
La mia poesia oggi ha un finale diverso:
Ora la tua visione si fa abbagliante:
o mio gigante ti sento cantare,
sai di cioccolato inebriante,
ti gusto e mi riprendo l’amore che posso!
Con questi versi, il nipote ripose il quaderno sul tavolo.
Elena capì che la narrazione era terminata e spense il registratore.
La signora Natalia fece un profondo respiro e con un sorriso benevolo congedò la giovane:
“penso abbia materiale sufficiente per scrivere il suo articolo. Sono un po’ stanca, quindi non la trattengo oltre, arrivederci Elena”.
Poi, rivolta al nipote: “ti prego di accompagnare la signorina e regalale ciò che sai, le sarà d’aiuto”.
Lui, con la solita aria di complicità, si avviò verso la porta della stanza facendo strada ad Elena che lo seguì, dopo aver ringraziato l’anziana signora per la collaborazione e l’inaspettato dono.
Nell’ingresso, sopra una panca, giaceva una piccola scatola di cioccolatini.
L’uomo porse l’omaggio alla ragazza accompagnando il gesto con queste parole:
“vede signorina, mia zia è per me una donna speciale, mi ha trasmesso non solo valori etici e culturali ma, soprattutto, la passione per il cioccolato.
Grazie a lei sono diventato un fabbricante di cioccolata ed ho un laboratorio artigianale che combina la complessa laboriosità del cacao alla raffinata arte della scrittura.
Zia Natalia ed io le offriamo questo dono con l’augurio che anche lei possa assaporare la vita e sappia gustarne le pagine. Buona fortuna!”
Elena prese la scatola e uscì dalla casa un po’ frastornata per le parole e per la vigorosa stretta di mano del signor Augusto.
Salì in macchina per andare in redazione ma, prima di accendere il motore, sentì il desiderio di aprire la confezione.
All’interno della scatola, elegantemente foderata di raso nero, trovò otto cioccolatini incartati di rosso e coperti da una sottile pergamena su cui era stampata la frase:
Le persone che sanno di cioccolato
sono quelle che ne possiedono la magica alchimia:
diffondono energia vitale costantemente,
danno amore per il piacere altrui.