Scoperta al 2° piano

Autori: Daniele Maretto, Mattia Rossi, Luca Pianizzola, Davide Rovoletto, Elena Zampieri.

Ascolta una parte del racconto (in blu nel testo) interpretata da Rodolfo Vettor:

 

Era una fredda e umida giornata d’inverno e il sole, con una spruzzata d’ arancione che riempiva il cuore, faceva capolino fra le case di un popoloso quartiere ricco di abitazioni e di vie strette e tortuose.
Due
ragazzi dodicenni si aggiravano fra queste case diretti verso la loro scuola media. Ma che ci facevano due ragazzini alle 7 della mattina davanti ad una scuola che solitamente non apriva prima delle 8:10?
I due si chiamavano Massimiliano e Giacomo, Max e Jack per gli amici, ed erano arrivati a scuola così in anticipo perché si erano messi in testa di verificare se una storia terrificante, che circolava tra gli
studenti, fosse vera: ovvero che all’interno della scuola tanti anni fa fosse realmente accaduto l’assassinio di un ragazzino della loro età. Tra le tante cose si diceva che al secondo piano vi fosse una macchia
indelebile di sangue ed era proprio per questa prova che Max e Jack erano arrivati così presto.
Volevano eliminare ogni ombra di dubbio così da poter finalmente andare a scuola la mattina senza il pensiero angosciante che qualcosa di male potesse accadere anche a loro.
“Max, riusciamo a scavalcare la recinzione?”
“Se ci dirigiamo sul retro, con l’aiuto di un cassonetto dovremmo farcela!”
“Se lo dici tu…”
“Fidati Jack!”
In effetti Max aveva ragione: in meno di due minuti raggiunsero l’angolo della raccolta differenziata e da lì scavalcarono il muretto con grande facilità per giungere infine davanti a una porta d’ingresso ormai in disuso da anni. Con altrettanta facilità Jack aprì la porta grazie al suo coltellino multiuso che portava con sé solo per le imprese importanti. Dentro tutto taceva e questo sinistro silenzio incuteva loro molta ansia se non addirittura paura. Percorsero quindi in velocità il corridoio al pian terreno e salirono le scale fino al secondo piano, luogo ormai chiuso da tempo e dove era vietato perfino l’accesso. Appena giunti qui, li accolse un buio pesto e un acre odore di umidità e muffa. Accesero perciò la torcia che avevano portato con sé e si diressero verso la vecchia aula di Arte. Entrarono e scandagliarono ogni angolo di quella stanza finché non trovarono la famosa macchia color rosso bruciato.
“Accidenti, eccola! Ma allora è vera quella vecchia storia, Max!”
Max era un ragazzo d’azione ma anche molto riflessivo e voleva andare oltre le apparenze. Continuò quindi a perlustrare la stanza finché non trovò delle vecchie tubature e un barattolo di vernice
antiruggine.
“Ora è tutto chiaro, Jack! Non si tratta di sangue ma di vernice antiruggine che qualche operaio maldestro deve aver versato per terra!”
Finalmente, sollevati dalla vecchia credenza che tanto li aveva fatti penare, stavano per tornare sui loro passi quando Jack notò un piccolo forziere che sembrava molto vecchio oltre che fuori luogo.
Incuriosito si avvicinò e stava per aprirlo quando udirono un lieve rumore di passi e dei bisbigli; si nascosero subito dentro ad un armadio e sentirono le voci di due uomini e una donna che stavano entrando nella stanza.
Riconobbero subito la voce del bidello Filippo, che parlava concitatamente ed era chiaramente preoccupato: “Dovete portare via subito questa cassa…una scuola non è un posto sicuro per nascondere
della refurtiva, e inoltre devo aprire la scuola fra poco… Se dei ragazzi vedono il forziere è finita…”
“Non preoccuparti, andiamo subito a farle stimare e togliamo il disturbo! Tu piuttosto, preoccupati di farti trovare all’aeroporto con i biglietti, altrimenti non riceverai la tua parte del bottino.” gli rispose un
uomo dalla voce possente.
“Bene allora muoviamoci e …” ordinò la donna, ma fu interrotta da uno starnuto di Jack.
Immediatamente i malviventi si diressero verso l’armadio e lo aprirono, trovandoci dentro, con grande sorpresa, i due ragazzi.
Subito li imbavagliarono e legarono loro mani e piedi per poi decidere cosa farne:
“Lasciamoli qua, così avremo il tempo utile per scappare…” propose l’uomo dalla voce possente.
“D’accordo!” risposero gli altri insieme.
Così i due ladri uscirono sul retro, accompagnati dal bidello, portando con loro il forziere che poi caricarono a bordo di un vecchio furgone che partì a grande velocità.
Poco dopo, il bidello aprì la scuola alle 7:30 e salutò il professore di storia e lettere, nonché preside, Francesco Del Monte, che entrando come al solito in anticipo di 30 minuti, si accorse subito della porta sul retro aperta.
Immediatamente andò a chiuderla ma era bloccata, così, esaminandola meglio notò che sotto vi era incastrata un’antica moneta d’argento risalente ai tempi di Carlo Magno.
La raccolse sorpreso e perplesso e andò nel suo ufficio ponendosi troppe domande alle quali non sapeva darsi risposte. Si mise perciò a leggere il giornale e la sua attenzione venne catturata dall’articolo relativo a un furto al museo numismatico di Padova.
Lesse l’articolo e prima ancora di trarne le dovute conclusioni, entrarono trafelati Max e Jack nel suo ufficio visibilmente turbati:
“Prof, prof, dei malviventi ci hanno legati e imbavagliati e stanno scappando con degli oggetti preziosi rubati! E uno di loro è il bidello Filippo!”
A quel punto il preside Francesco Del Monte, aveva chiaro in mente lo svolgimento dei fatti, ma non gli tornava il perché i due ragazzi si fossero trovati lì così presto e in balia di malviventi.
I due, accavallandosi nelle spiegazioni, raccontarono tra l’altro che grazie al loro coltellino multiuso erano riusciti a tagliare le corde e il bavaglio e che, scendendo le scale per raggiungere la presidenza, videro il bidello Filippo scappare e poi prendere la macchina sgommando, diretto verso l’aeroporto.
“Ragazzi!” disse il Preside “Ora mi è tutto chiaro! Filippo è complice della banda che ha effettuato il furto al Museo Numismatico del Comune! Dovremmo fermarli! Ma come facciamo a sapere dove sono diretti?…Però, aspettate un momento, andiamo a vedere sulla scrivania di Filippo!”.
I tre corsero al tavolo del bidello per cercare qualche indizio e fortunatamente trovarono l’agenda aperta nel giorno corrente con evidenziato un appuntamento per la mattina con un numismatico privato specializzato nella valutazione di monete antiche.
Era ancora troppo poco per sapere dove dirigersi, quand’ecco Jack scorgere da sotto il tavolo un cartoncino rettangolare, si chinò e lo raccolse:
Era il biglietto da visita del Numismatico, il cui ufficio si trovava al grattacielo Net Center di Padova.
“ Veloci ragazzi, salite nella mia auto che io intanto chiamo la polizia!”
A questo punto bisognava fermare gli altri due malfattori e recuperare il prezioso bottino. Facendosi strada fra il traffico della città, arrivarono in men che non si dica al palazzo di vetro del Net Center.
Alla reception chiesero il piano dell’ufficio del Numismatico: era al decimo piano.
Decisero di dividersi. Il preside salì in ascensore, mentre Max e Jack salirono ciascuno per una delle due rampe di scale che conducevano ai piani superiori: non potevano rischiare di perderli!
Arrivati all’ufficio, trovarono soltanto la segretaria che li indirizzò al piano bar sulla terrazza. Qui scorsero l’uomo e la donna con un anziano signore che stava esaminando le monete, ma per l’ennesima
volta uno starnuto di Jack tradì la loro presenza. La donna e l’uomo si voltarono di scatto e riconobbero i due ragazzi, si alzarono di colpo e scapparono prendendo con loro il sacco dove avevano riposto le monete e corsero a prendere l’ascensore le cui porte si chiusero due secondi prima che il preside e i ragazzi potessero fermarlo.
Ma a Max venne subito in mente un vecchio trucco: prese un menu di carta da un tavolino del bar e si fece dare un accendino dal preside, scese al quattordicesimo piano e fece bruciare il menu sotto un
rilevatore di fumo facendo attenzione a non appiccare fuoco all’intero edificio.
Subito scattò l’allarme antincendio e l’ascensore si bloccò, imprigionando i due malviventi con il corpo del reato in loro possesso fintantoché arrivò la polizia ad arrestarli.
Del bidello Filippo si occupò la polizia aeroportuale di Venezia.
Grazie alla loro intraprendenza Max e Jack salirono agli onori della cronaca locale che per giorni non fece che parlare di loro.
Il sindaco della città ringraziò i ragazzi con una prestigiosa onorificenza per aver ritrovato le monete e il preside li invitò a raccontare la loro avventura nell’ultimo numero del giornalino della scuola.
La stessa storia venne presentata a un concorso letterario di racconti polizieschi che Max e Jack riuscirono a vincere portando a casa l’ambito premio di un viaggio a Londra alla casa di Sherlock Holmes.