La solitudine, Premio della Critica “Città di Abano Terme”, Sez B – 2013

_GIA3415Premio della Critica, assegnato dal Presidente di Giuria

ad Alessandro Valentini (Roma)
con “La solitudine”

Motivazione

Poeta dialettale, ma anche in lingua italiana, è uno dei più interessanti autori del panorama letterario nazionale. Spirito eclettico, si interessa di tutto, prediligendo in particolare le tematiche politiche e sociali e raccontando in queste, nella complessità e drammaticità dei loro aspetti, gli innumerevoli casi che la vita presenta. Dotato anche di una sottile arguzia, di un’ironia e di una satira non comune, riesce a cogliere e a sferzare con molta finezza i vizi degli uomini, fornendoci nel contempo un quadro vivo e coinvolgente di una Roma vista nella sua anima popolaresca. Da alcuni anni è un assiduo frequentatore dell’Accademia Romanesca, in seno alla quale spicca nello studio e nell’utilizzo del dialetto, per il possesso di una perfetta padronanza metrica e stilistica e nella ricerca di formati metrici assolutamente nuovi e originali. Infatti la poesia presentata al concorso – in cui denuncia un tragico male sociale, quello dell’alcool e della droga – è il risultato di una fusione di quattro distinte composizioni in un sonetto con due sole rime, interne ed esterne e alternate nelle quartine, e disposte, nelle terzine, secondo lo schema aBAB / bABA. Ma non è solo la tecnica compositiva che lo contraddistingue, perché a questa unisce un profondo afflato poetico, dando alla sua poesia una forza evocativa fuori del comune.

Premi

  • Una scultura del Maestro G. Cudin offerta dal Comune di Abano Terme.

LA SOLITUDINE

Poesia a rondò chiusa con una rima baciata che ha rime interne in cui va a riprendere le tre rime esterne del rondò.

La voce der silenzio è un sòno strano
che te rimbomba fisso in ner boccino,
un mucchio d’aria stretta ne la mano,
un zogno chiuso drento ar commodino.

È un sòno che nun c’è, ma fa casino:
li cocci de ‘na vita burattina,
li schiaffi e le mazzate der destino
niscosti in ner bavulle giù in cantina

che opristi, disperato, ‘na matina
cercanno tra quer tempo ormai lontano
un po’ de forza, scossa, adrenalina
pe spegne la tivvù e lassà er divano.

Ma seguiti er cammino piano piano
tra un brivido a la schina e un sòno strano.

La voce del silenzio è un suono strano
che ti rimbomba fisso nella testa,
una manciata d’aria stretta nella mano,
un sogno chiuso dentro al comodino.

È un suono che non c’è ma fa molto rumore:
i pezzi di una vita insignificante,  comandata dagli altri
i ceffoni e le legnate del destino
nascosti nel baule giù in cantina

che apristi, disperato, una mattina
cercando tra quel tempo ormai lontano
un po’ di forza, scossa, adrenalina
per spengere la televisione e lasciare il divano.

Ma seguiti il cammino piano piano
tra un brivido alla schiena e un suono strano.