Su: Materia Grezza, di Aurora De Luca

Torno a parlare di poesia con grande gioia. “Materia grezza” per Genesi editrice è l’ultimo libro di Aurora De Luca, giovanissima poetessa dei Castelli Romani.

La De Luca giunge alla sua terza silloge con una padronanza letteraria sempre crescente e si colloca a un livello espressivo superiore e completo.
Da una iniziale dichiarazione di appartenenza alla natura umana, dove l’Amore nella sua accezione universale è unione sacra e antropomorfica con la Natura stessa, le liriche si susseguono ordinate e complementari come se l’una fosse preludio alla successiva svelando il segreto dell’Eden proibito e inaccessibile.
La materia grezza è matrice di vita, terrigna e misterica, femminile e materna, sensuale e orfica. Non si cimenta mai l’Autrice nei linguaggi destrutturati nè nella difesa dei sentimenti aulici e conformisti in cui il lettore si potrebbe ritrovare solo in parte, convinta che la Poesia vera parla in termini universali e non individuali, che i sentimenti non si rifugiano nel compiacimento individuale del proprio vissuto ma sono patrimonio del genere umano.
La poesia di Aurora De Luca ricorda a tratti la mistica della poesia sufi dove la forza e l’intensità delle parole diventano un unico corpo con i concetti che evocano, con i simboli che rappresentano, forte della dimensione privilegiata con la Natura stessa che deve essere considerata come un punto di vista ideale di osservazione del mondo.
Il territorio che ospita e che ha dato i natali alla poetessa, la Rocca simbolica da cui volge lo sguardo, è anch’esso pregno di suggestioni e di presenze silvane, di rimandi a un paganesimo intellettuale ancora vivo e palpitante che si rivela nella modalità esperienziale e creatrice del Sentimento piuttosto che nel perfezionamento concettuale.

“Ovunque scorgo gemme premature, girandole fugaci come battiti di ciglia,
come visioni di sboccio”

Attraverso una dichiarazione di attivismo di intenti e di cuore sbocciano gemme seppur premature, in una flora pigra di sole e di cure tale è la giungla urbana, in una vorticosa e appassionata dichiarazione d’amore che non potrebbe trovare parole più suadenti per venire alla luce. Il linguaggio dell’autrice è poi piacevolmente colto, quasi d’antan in certi passaggi senza mai dissociarsi dalla carica erotica sottintesa che funge da tramite per traghettare l’anima verso sentimenti di eternità e di assoluto.

“Fatti vento anima di pane, stammi di bacio a bacio come contagio”

Lascio che questi versi intensissimi si diffondano come una vera virulenza sulla tastiera, trasportando il messaggio poetico al lettore come urgenza di Sentimento autentico.