CANZONI SCRITTE SOLO PER AMORE

INDICE DELLE CANZONI

  • PREGHIERA
  • SONO CRESCIUTI E NON RICORDANO IL PASSATO
  • IL PAESE DI CUCCAGNA
  • COSCIENZA D’UN BRIGANTE
  • AMORE FORSENNATO
  • BALLATA DELL’INSONNIA
  • ALLA FINE DEL LIBRO
  • CODICE LESIONISTA
  • DICEVANO I DOTTORI
  • CI AMMAZZERANNO O CI DIMENTICHERANNO
  • SOGNI D’INFANZIA
  • CERTE STAGIONI FERMENTANO L’UOMO
  • IL COMMIATO
  • IL FUOCO È UN BEL GIOCO

 

PREGHIERA

Un cerchio luminescente ci raccoglie.

Amico Sole, che sei speranza e vita,

fai rinascere la pianta appassita.

Ho visto l’amore che dentro sei tu,

ti prego, non lasciarmi più.

L’indice d’ascolto non è proprio alto,

occorre aspettarsi altro.

Le società sono fatte di uomini

e sono viziate come i loro seguiti.

Amico Sole, non scommetto che in te.

Che possa crescere la stella che è in te.

Salirò pendici inaspettate,

con le corde lanciate e poi fermate.

Non farò che una sola espressione

che si chiama “Commiserazione”.

Le mie scarpe cammineranno consumate

e tenui emozioni saranno mie strade.

Non vivrò pesce lesso dentro e fuori,

sarò vivo nel mondo a colori.

Farò resistere il Cielo dentro me,

con un motivo che esprima il perché.

Un cerchio luminescente ci raccoglie.

 

SONO CRESCIUTI E NON RICORDANO IL PASSATO

 

C’era un bambino americano,

figlio di un diplomatico sovrano

finito in Afghanistan per la guerra ai russi.

C’era una bambina afghana in povertà.

Insieme crescevano da buoni amici

e amorevoli fidanzatini dell’altra metà.

Ora, il ragazzo è costretto dalla famiglia

a tornare nella patria d’origine.

Le Torri Gemelle precipitano gli eventi

e lo arruolano, i Marines, in un disegno del papà.

I due sono cresciuti e non ricordano il passato…

I due sono cresciuti e non ricordano il passato…

Si ritrovano l’una di faccia all’altro,

guardandosi negli occhi impietosi:

due colpi e i fucili di botto cadran…

Dopo un istante arrancano i corpi;

le mani congiunte in solo Dio

sono quelle di chi in vita non l’ha conosciuto.

(ad libitum sfumando):

Sono cresciuto con questa idea

e non la lascio morire qui.

Scusami tanto per questa piega,

 ma non la lascio finire così…

 

IL PAESE DI CUCCAGNA

 

Vorrei, vorrei, vorrei

salire tutti i desideri miei,

sentire accanto a me

quell’aria magica che avanza da sé.

Mi hanno detto che c’è, dalle alte mura,

un paese chiamato Cuccagna,

dove chi dorme più guadagna:

è forse questa la vera cura.

Mi hanno detto che i monti sono pasta,

le fontane rendono la gioventù

e i campi di dolci fanno l’avventura.

Esiste un carcere per chi lavora…

Esiste un carcere per chi lavora…

Mi hanno detto che spighe son salsicce

e cresce il luppolo in fumo dai camini,

le persone non si sporcano le mani

e fanno festa in tutti gli orari.

Ma se significasse libertà

il principio primo “Avidità”,

e non valutasse lo slancio e la paura,

il carcere duro per chi deruba…

il carcere duro per chi l’anima ruba.

Mi hanno detto di credere in spille,

portate al petto come conquiste,

senza limiti né vergogna alcuna

davanti a magistrati, elettori e tribuna.

Vorrei, vorrei, vorrei

salire tutti i desideri miei,

sentire dentro e fuori me

un mondo migliore,

ciascuno per sé.

Vorrei, vorrei, vorrei

salire tutti i desideri miei,

sentire dentro e fuori me

un mondo migliore,

ciascuno per sé.

 

COSCIENZA D’UN BRIGANTE

 

Cavalca la strada in collina,

che s’erge ed impenna nel cielo!

La notte è una patina, un velo

di carta, aspettando mattina,

aspettando mattina

l’onesta rapina.

La resina copre il sudore,

ma non lo sovrasta per niente,

e mentre, correndo, la mente

riscopre, dibatte il tuo cuore,

dibatte il tuo cuore

di vivo rancore.

Ti perdi lontano, tra spilli di luna;

l’opaca trovasti, pregusti fortuna.

Ti perdi lontano, tra spilli di luna;

l’opaca trovasti. Pregusti fortuna.

Il tuo cuore non uccide,

ammazzano le carabine.

Corri, corri sui tornanti,

ma all’aurora non puoi più;

t’abbandoni, agonizzante,

sulla strada di virtù.

Braccato alla strada fangosa,

pozzanghere dove ti menti,

così sei costretto all’esosa

consulta di squarci lamenti,

gli squarci lamenti

di povere genti.

L’odore del giusto t’inebria,

da poco il delitto hai commesso:

negli occhi il pallore di cipria,

il frac, l’estorsione al commesso,

l’estorsione al commesso,

la promessa all’oppresso.

Non sai tamponare il sangue che versi;

boccheggi finito ma non ti rassegni.

Non sai tamponare il sangue che versi;

boccheggi finito ma non ti rassegni.

Il tuo cuore non uccide,

ammazzano le carabine.

Corri, corri sui tornanti,

ma all’aurora non puoi più;

t’abbandoni, agonizzante,

sulla strada di virtù.

Eri puro più di tanti

Sulla strada di virtù.

Eri puro più di tanti

Sulla strada di virtù.

 

AMORE FORSENNATO

 

Amore forsennato

fra scogli in riva al mare

di vita, che non sanno

talvolta più cantare.

Mentre il mare è una tavola blu,

è felice d’essere

una tavola celeste.

- Ancora cosa vuoi? -,

dirà la pietra all’altra,

senza ottener risposta:

parla soltanto l’acqua.

Amore forsennato

che non dà più amore,

il tempo è già passato:

petali ha perso il fiore.

- Cos’altro hai da ambire? -,

dirà paziente Pietra,

- comunque sei il sire! -.

- E tu la mia contesa! -.

Mentre il mare è una tavola blu,

è felice d’essere

una tavola celeste.

Amore forsennato

fra scogli in riva al mare

di vita, che non sanno

talvolta più cantare.

 

BALLATA DELL’INSONNIA

 

La notte aspetta un risultato

nel galletto innamorato:

lo studente ed il ragazzo

di bottega e apprendistato.

Perché la notte

è andata via lontano?

Dai cumuli di smog

è fuggita piano piano.

Dai palazzi milionari,

dalle grida di palazzinari,

s’è spostata nei cortili,

nei tormenti giovanili.

Le notti vivono

i matti e gli audaci,

gli insofferenti delle schede nulle,

i nipotini nelle culle.

Le notti ridono

e pure vivono

i matti e gli audaci,

i gatti e gli anziani.

Anche stanotte la notte è tornata:

è entrata nelle prigioni,

fra gli occhiali del cieco,

nella voce del fioco…

La notte aspetta un risultato

nel galletto innamorato:

lo studente ed il ragazzo

di bottega e apprendistato.

La notte aspetta un risultato

nel galletto innamorato:

lo studente ed il ragazzo

di bottega e apprendistato.

 

ALLA FINE DEL LIBRO

 

Goodbye, mia dolce amica:

vidi la guerra

e il mondo regredire in…

…in un vuoto di…

…di resina e sangue.

Lessi un libro

- il vero libro -

alla fine del libro.

Goodbye, mia sorella,

come te tutte le altre,

con la musica dell’inverno,

con il dramma dei sognatori.

Goodbye, me stesso:

vidi il muro umano

precipitare in…

…in un vuoto di…

…di resina e sangue.

Lessi un libro

- il vero libro -

 alla fine del libro.

Goodbye, mio fratello,

come te tutti gli altri,

con la musica dell’inverno,

con il dramma dei sognatori.

(ad libitum sfumando)

Alla fine del libro…

Alla fine del libro…

Alla fine del libro…

Alla fine del libro…
 

 

CODICE LESIONISTA

 

Quanto occorrrre:

Lesionarrrre

Rrrovinarrrre

Prrrovocarrrre

Dilaniarrrre

Guerrreggiarrrre

Perrrturrrbarrrre

Bombarrrdarrrre

Crrruissarrrre

Devastarrrre

Incrrrostarrrre

Ammazzarrrre

Disboscarrrre

Seviziarrrre

Svalutarrrre

Declinarrrre

Subissarrrre

Inquinarrrre

Rrripugnarrrre

Deturrrparrrre

Incendiarrrre

Malmenarrrre

Rrrandellarrrre

Obbligarrrre

Assaltarrrre

Minacciarrrre

Sconquassarrrre

Rrriguastarrrre

Calunniarrrre

!!!!

Da inermi

Tutti vermi!!!!
 

 

DICEVANO I DOTTORI

 

“Non ti ferire gli occhi:

avrai molto da perdere;

non ti ferir l’udito:

non avrai più visioni”,

proprio così, dicevano i dottori.

Ed ogni notte ho sognato

che ti mutavi in un…

…in un cadavere squisito:

oh si! oh si! (detto eroticamente).

E’ la vita nella poesia.

E’ la vita nella fantasia.

E invece sei risorta,

mia giovane anarchia,

e scrivo come un cieco,

come un sordo, forse,

e la Vergine è tornata,

quasi come a me integrata.

“Non ti ferire gli occhi:

avrai molto da perdere;

non ti ferir l’udito:

non avrai più visioni”,

proprio così, dicevano i dottori.

 

CI AMMAZZERANNO O CI DIMENTICHERANNO

 

Ci ammazzeranno o ci dimenticheranno

in un cassetto pieno anno dopo anno.

Cosa vogliono fare al mondo oggi?

Non c’è libertà che uccida la noia;

son morti tutti i più vecchi saggi

e ci aspettiamo che venga il boia?

Cantilenando una canzone triste,

mi trovo a ridere e piangere insieme.

Non so dove siano finite provviste,

quelle morali che aggiungono il seme.

Cosa vogliono fare al mondo oggi?

Per cambiarlo occorre coraggio,

ma troppe sono le vecchie resistenze,

gli interessi di parte come condense.

Cantilenando una canzone triste,

mi trovo a ridere e piangere insieme.

Ma un uomo diverso io sogno di giorno,

un uomo che sappia parlare col cuore,

che sappia agire d’ingegno e d’amore,

uscendo vivo, lontano dal forno;

forno gelato e assai immobile,

con un destino sin troppo fragile,

che non dipana che le peggiori attese

fino alla fine, mese dopo mese.

Se invece ci fosse una guerra diversa

che sotterrasse, come sotto la neve,

le passioni occludenti di uomini e donne,

allora potremmo ricontare le spese.

Ci ammazzeranno o ci dimenticheranno

in un cassetto pieno anno dopo anno?

 

SOGNI D’INFANZIA

 

Ingaggiò mille gendarmi

e un dicitore di frottole

la scuola che non capiva

la libertà di due regine.

E quelle ninfe erano adulte,

amiche e insieme condottiere

di nuovi e sterminati cantieri

che aprivano il reale ai sogni veri.

L’una italiana e l’altra tunisina,

come amiche fan coppia, promessa di vita,

a nove anni affrontarono strade,

quella eterna, poco banale.

Un altro passo

e siamo in girotondo,

sempre lontani

dal nostro vecchio mondo.

Un altro passo

e infine sarà

l’esperienza

di un’altra verità.

(assolo)

Cento altri passi

e il sogno è tutto lì,

tra una rotonda

e il claxon d’un taxi.

Un altro passo

e infine sarà

l’esperienza

di un’altra verità.

 

(coda parlata)

Sole si destano

nel ripostiglio oscuro,

l’una abbracciata all’altra

nel devastante vuoto.

Una maestra

le trova che è già mattino;

è l’ora di lavarsi il viso,

di conquistare un giorno di più,

e poi la luna ancora in cielo,

il suo velluto blu.

 

CERTE STAGIONI FERMENTANO L’UOMO

 

Alce sul tronco era morto,

anche se aveva meno di dieci anni.

Al Funzionario di Stato lo disse,

al mondo intero lo ricordò;

al ghigno vinto di tutte le genti

della cultura nativa amerindia,

degli Aborigeni e pure dei Rom,

al mondo intero lo ricordò.

Incroci di stecchi, di rami incidenti…

Dove finì il passo burattino?

Dove conobbe il traguardo maggiore?

C’era cotone, o, peggio, del carbone?

E il mondo riprese i gravosi lampi,

tra fili arrugginiti e persi campi.

Una donna, squadrata al Mistero,

ombre cavalca con muto cipiglio,

fino a quando non prende il suo velo,

fino a quando non lo getta al ciglio:

coranico, evangelico o biblico

il velo ritorna e sempre contiene,

ma serve salvare l’amato figlio,

nuda parentesi d’amore vero.

Incroci di stecchi, di rami incidenti…

Dove finì il passo burattino?

Dove conobbe il traguardo maggiore?

C’era carbone o, peggio, del carbone?

E il mondo riprese i gravosi lampi,

tra fili arrugginiti e persi campi.

(coda parlata)

E’ d’oro il silenzio nell’oscurità,

nell’incertezza del mondo attuale,

che si dipana sopra ogni male

compiuto dall’uomo con malvagità.

Ma ad ogni luogo oscuro della vita,

si prepongono puri sognatori,

ricercatori di perso lindore,

Ritorno Solare Del Più Grande Cuore.

 

IL COMMIATO

 

“Come era buono!”, “Com’è emaciato!”,

“Non meritava…”, “Ma quale supplizio!”…

Tanto onesto il sorriso e senza vizio,

così il ricordo tornava offuscato.

La salma, quieta, perdeva il tumulto,

nella sua bara confusa da croci;

nell’altra stanza un tappeto di voci

di donne austere, sfidanti fra loro.

Anche uno scarafaggio sgambettava:

senza potersi girar sulle zampe,

ai crisantemi di legge, alle gambe,

il suo tormento di morte gridava.

“Come era buono!”, “Com’è emaciato!”,

“Non meritava…”, “Ma quale supplizio!”…

Tanto onesto il sorriso e senza vizio,

nel corteo di cimici del prato.

Ora, allungato, giace alle colonne

per la contesa mai naturale:

lo scarafaggio cresciuto nel Male

ride compianto da cimici e donne.

 

IL FUOCO È UN BEL GIOCO

 

Il fuoco è un bel gioco.

Il fuoco e sei più sano.

Se hai qualcosa che non va,

incendiarti sarà

la medicina, la risposta

che il Cielo chiederà.

Ma serve un fuoco sano,

di quelli che non ardono malato,

di quelli che fanno ragionare

e gli errori fanno correggere.

Se cadi in un caminetto acceso,

puoi solo sperare di rimanere illeso,

ma, se il fuoco l’hai dentro,

allora puoi startene contento.

Il fuoco è un gioco da profeti,

santi, veri atleti, poeti:

ma deve essere bagnato un po’,

per renderlo più utile al tuo cuor.