Anime affini

Sciolgo i capelli, vicino al vetro appannato nel quale si immerge il nero della notte e il silenzio della mia anima. La pioggia scroscia traballando sul davanzale per poi gettarsi nel vuoto e disgregarsi nella terra zuppa d’acqua e di ricordi. Seguo il tuo profilo nella mente e lo vedo disegnato dalle gocce sulla finestra, mentre nella mia testa scompare e si trasforma in una macchia nera, come il cielo senza stelle che mi strattona il cuore privo di luce.

Eri con me quando i pensieri ballavano con l’allegria e i suoni ci sussurravano parole, come il fruscio del mare sul bagnasciuga. Quel giorno fui costretta a guardarti, a riconoscerti nell’irriconoscibile forma che non ti apparteneva più, che giaceva esanime come il telo bianco che stonava con la vitalità che ti avvolgeva da sempre.

Poi un rumore metallico mi fa sobbalzare d’improvviso, un’ombra fugge via senza lasciare traccia. Il cuore si ferma asserragliato all’anima, il battito cessa e tutt’intorno è sfocato, lo sguardo si perde. A terra il nostro anello rotola fino ai piedi del tavolo, dove trova riparo e si ferma in attesa di essere raccolto. Mi chino e lo prendo, è ancora caldo, un brivido mi percorre fino a farmi piangere, il cuore torna a battere forte. Sei con me, come lo sei sempre stato, quelle mani calde hanno riscaldato ancora una volta la mia tristezza buia, il tuo tocco delicato ha rasserenato di nuovo il tumulto interiore che mi stava mangiando. Due anime affini non si separano mai, nell’inverno trovano riparo anche solo sfiorandosi appena, sorseggiano la stessa aria fino a saziare i polmoni di respiro nuovo, passeggiano mano nella mano anche all’ombra della sottile pellicola che divide la vita dalla morte.