Adesso – Raccolta inedita
L’INVITO
L’indifferenza non è l’essenza concreta
Di ogni uomo.
Questi si caratterizza per un’esistenza
Carica e ricca di alterità.
Io non dono un fiore, se non è stato
Colto dalle mie mani.
Io non dò un bacio, se non ho provato
Un senso di amore nel mio cuore.
Io non partecipo al più intenso dolore,
se lo stesso non è stato consumato
dentro me.
Rivolgo, ora, lo sguardo fuori di me e
Mi accorgo dell’assenza dell’autentica
Solidarietà.
Nessuno guida più chi gli è accanto nel
Suo tortuoso cammino.
Un cammino da compiere a piedi per
Motivi puramente etici.
Il genere umano deve camminare a piedi,
soltanto, a piedi sulla strada di questo iter.
Nessuno viene escluso! Solo chi è divenuto
Indifferente a qualsiasi sorte.
L’indifferenza acceca e brucia la solidarietà,
che è la vera essenza di ogni uomo.
Io partecipo perché sono solidale.
Io partecipo perché porto dietro le spalle
Il gravoso fardello, anche, delle colpe altrui.
Solo l’amore per la solidarietà potrà riuscire
A riscattare i peccati di altri, come me.
Non ci sono premi! Non ci sono cerimonie di
Celebrazione!
Nessun atto di superbia deve essere posto
Come scopo dell’esistenza che, invece, deve
Volgersi in modo semplice ed umile agli altri:
imago di noi stessi, uguali, ma nello stesso modo,
diversi ciascuno dall’altro.
L’invito è semplice ed umile: un invito che ognuno
Dovrebbe accogliere nel proprio essere, in quella
Struttura, cioè, non metafisica, ma reale in cui si
Concretizza, ovvero, dovrebbe concretizzarsi la
Nostra vita!
FRAMMENTI
Nel buio antico del mio cuore,
forti ed intense emozioni, come
cavalli bianchi e neri galoppano
per conquistare la mia identità.
E’ finita un’altra stagione della
Vita! E, nell’ormai vicina maturità,
penso e ripenso alle passate vicende.
Strade tortuose e ciottolose mi hanno
Reso la via difficile da percorrere.
Un iter, un cammino da compiere a piedi
Per lasciare sulla terra tracce di autentica
Testimonianza di vita.
Ora, finalmente, godo della pace dei sensi
E ciò mi procura una dolce felicità e una
Misteriosa tranquillità.
L’atto del consolare non mi giunge, però,
fuori dal mio io, ma dal libero, eppure,
ordinato sfogo delle mie antiche passioni.
Attimo, dopo attimo avverto che il mio io
È stato il bersaglio di una battaglia che si è
Combattuta, appunto, dentro me.
La sofferenza, il dolore non hanno, però,
scavato valli di angoscia, tristezza e timore.
Quest’ultimo, al pari della paura, è stato
Via via spazzato da un vento di burrasca.
E, le onde di quel mare in tempesta hanno
Contribuito a travolgere ogni cosa, anche,
quella rosa che mi era stata donata
in segno d’amore.
Quel mare in tempesta ha ferito, cioè,
profondamente solo il mio cuore che
con costanza veniva lenito e consolato dal
movimento ritmico delle sue onde.
Il loro rumore era una dolce litania in grado
Di riportarmi ai canti di culla e ad un tempo
Per me non più conoscibile.
Ora, avverto, solo, frammenti di un’esistenza
Giunta all’essenza più profonda: l’umiltà, la
Semplicità e l’amore verso gli altri.
Sentimenti intensi che nascono dal mio essere
Più misterioso.
LA VIA È STATA TRACCIATA
Mi sentivo certa e sicura di essere
E mostrarmi responsabile solo del
Mio operato.
Il mio senso di responsabilità, cioè,
si estendeva e comprendeva solo i miei
gesti, le mie parole e i miei silenzi.
A poco, a poco sono divenuta però conscia
Che altri, al di fuori di me, avevano bisogno
Delle mie cure.
È strano! Eppure, mi capita spesso di dover
Avvertire quell’antico senso di tristezza verso
Chi è diverso da me: povero, straniero, anziano,
I bambini sono i sorrisi del mondo, in quanto
Speranza della nostra vita futura.
I poveri e gli stranieri sono la polvere di questa
Società, che, per principio, non li accetta.
Gli anziani sono il frutto della nostra saggezza
persa dietro la forma di un’apatica debolezza di
Come persona di questo XXI secolo, io, allora,
devo a tutti loro qualcosa.
I principi della nuova etica sono, dunque, principi
Di responsabilità e di cura verso le generazioni
Non solo io, ma, anche, tutti i miei compagni di
Viaggio dobbiamo rivolgere il nostro pensiero, anche,
a chi viene privato di ogni diritto.
La nuova etica impone, cioè, la costruzione di una
Nuova organizzazione politica che deve riflettersi
In una società diversa, più aperta alle esigenze più
Che normali di tutti i cittadini di questo mondo.
La via è stata tracciata! Basta, solo, seguirla!
Un inizio di un nuovo secolo nel segno del bisogno.
VOX CLAMANS
Assumere le sembianze dell’homo
Faber porta inesorabilmente, ma,
in modo evidente ad acquisire ora,
anche, altre sembianze, quelle dell’
homo sapiens.
Solo, in tal modo la tecnologia acquista
Una rilevanza etica: scopo della nostra
Esistenza risulta essere la condizione
Umana in tutte le sue varianti soggettive.
Sin dai primi albori della civiltà, l’imago
Dell’uomo che agiva nella società era quella
Di produttore, esecutore e programmatore
Di ciò che egli era in grado di compiere.
Come all’orizzonte di una vasta distesa di mare
Si profila ora un futuro incerto e non più definito,
che richiama all’ordine quel nuovo principio di
responsabilità che non riguarda più né te, né me,
ma tutti noi.
La presenza dell’uomo nel mondo diviene oggetto
di un obbligo di carattere morale: conservare, cioè,
il mondo, nel quale noi stessi ci troviamo a vivere
salvaguardandone le minacce, sempre, in agguato.
Da non troppo lontano, ecco arrivare l’eco di una voce
Che clamans in deserto:
“La sopravvivenza del genere umano è in pericolo!”
Questo nuovo richiamo che si diffonde e vibra con
Intensità, ma, inesorabilmente, nell’aria trasmette un
Nuovo tipo di messaggio.
“Possiamo mettere in pericolo la nostra vita, ma non
Quella dell’umanità!”
Il tempo presente si dilaziona nell’avvenire.
Al problema morale si aggiunge quello temporale che
Fa fluire eventi e realtà in un divenire dalle acque incerte
E oscure.
L’ATTO DEL NOSTRO AGIRE
L’atto del nostro agire si colloca in vista
Di un futuro in cui nessuno di noi vivrà.
Si delinea e prende forma quell’etica
Del futuro che si caratterizza , appunto,
per estensione di tempo e di soggetti
Quel desiderio così innato e insito nella
Nostra essenza umana trova ora la sua
Felice realizzazione.
La morte, un tempo, oggetto di antica paura
E di arcana rassegnazione, diventa ora un evento
modificabile e a lungo differibile.
Il prolungamento dell’età è, in un certo qual
Modo, una riduzione di vita nuova.
Il dover morire si intreccia con il nascere.
La mortalità è soltanto l’altra faccia della
Natalità.
L’eliminazione della prima porta, in modo
Inevitabile, all’eliminazione della seconda: questa
È la risposta della vita alla morte.
Quello stupore, quella meraviglia, proprie dei
Fanciulli, non saranno più in grado di cancellare
Quelle ansie e quei timori, propri degli adulti,
giunti ormai alla soglia della vecchiaia.
Silenzi oscuri e stati di angoscia terribili cercheranno
Di conquistare quei cuori ormai troppo stanchi e deboli
per una vita degna di questo nome.
Troppe vedove indosseranno il velo della morte.
Troppi vecchi serberanno nelle loro tasche le foto
Ricordo delle loro ex mogli.
Tutto intorno crescerà l’erba amara della solitudine
E della tristezza.
Nessuna consolazione sarà loro concessa: neppure
Verrà loro risparmiato quel Calvario che nella Via della
Croce, una sera incontrò il nostro Signore.
LA LUCE È SOLO UN’ILLUSIONE
Provo un senso di vacuo horror,
quando penso che la conoscenza
con la sua techne potrebbe rendere
l’uomo più forte, soltanto se questi
si rivelerà, anche, più umile.
L’umiltà porta a quell’oscura e arcana
Concezione di un mondo, di una civiltà
Agli albori quando, ancora, l’uomo non
Disponeva di armi di distruzione di massa.
Vaghe e indistinte immagini si riflettono
Ora sullo specchio della mia memoria.
Villaggi di semplice gente che sentiva solo
Il bisogno di sostentarsi.
Tutto intorno era foresta o campagna che
La paziente cura dell’uomo avrebbe dovuto
Riuscire a rendere fertile.
I suoi prodotti erano grami: il grano dorato dai
Mille raggi del sole, quel rosso spontaneo dei
Papaveri e il rosa antico degli alberi di pesco.
Le donne tessevano e preparavano il cibo per la
Comunità.
Di sera, di solito, veniva acceso un fuoco, non solo
Per scaldare le stanche membra, ma anche i sensi
Del cuore.
Adesso, riecheggiano i tocchi delle campane per
Invitare ognuno di noi nella Casa del Signore.
Molti, però, hanno smarrito la retta via e si sono
Ritrovati soli nella profonda e arcana tristezza di
Questo mondo.
Hanno, infatti, compiuto un passo più lungo del
Loro cammino, ritrovandosi a manipolare se stessi.
L’oggetto di ricerca è oggi proprio quella parte di
Genetica, spinta a creare la razza pura.
Tuttavia, la specie umana non deve subire alcuna
Selezione, perché è e costituisce una sola razza insita
A tutti gli abitanti di questo mondo.
Calano già le tenebre per una nuova notte e la luce è
Solo un’illusione nel lungo e tortuoso tunnel di questa
AD UNA DIMENSIONE
Tra i tremolanti sentimenti dei nostri
Cuori, le parole si increspano nel dolore
E nell’odio.
Abbandono di Dio: vuoto, silenzio, paura,
Nessuna fede.
Nessuna preghiera,
Nessun amore,
Nessuna pace.
Sentiamo battere i tocchi delle campane
E il suono si disperde nell’aria senza radicarsi
Nei cuori.
Una volta: lunghe processioni all’altare per
Il pane della cena.
Adesso, mi rivolgo a te per esprimere la
Negatività della realtà: la sua assenza nella
Forma della presenza.
Mi specchio nell’acqua: ci sono solo io e i
Miei occhi metallici.
Fuori di me non c’è niente!
Cosa c’è dentro di me?
L’immenso bisogno di una persona cara che
Oggi sei tu e a te tendo la mano.
C’è l’albero.
C’è l’acqua.
C’è la pace.
C’è l’amore.
C’è l’io.
C’è il mondo.
E’ passata la tristezza ed ora percepisco
La positività del reale, della vita che prima
Era stata tradita.
Faccio scorrere tra le dita granelli di sabbia:
è il tempo e il suo scorrere inevitabile verso
una mèta irreversibile.
Come per me, così, anche, per ogni donna,
Che nutra fede e speranza, solo l’amore
Potenzia la positività di questo essere qui,
in questa precisa realtà, in questo preciso
momento, in questa vita legata solo ad un
sottile filo: il desiderio!
Desiderare cancella la negatività della struttura
Dell’essere e della vita e ci dona la libertà di volare
A braccia aperte su questa immensa prateria.
ANNO ZERO PER UNA NUOVA UMANITÀ
In questo crepuscolo di novembre,
il mio cuore percepisce attimi di
Non penso, ma ricordo e ricordo
Quella triste sera invernale: tanta
Gente sofferente per le strade, nelle
Corsie degli ospedali.
A tutti loro non è stato concesso il
Privilegio di sognare.
Le loro lacrime sono la loro vera forza,
il loro vero coraggio e lo donano a chi
non lo possiede, perché pensa solo a se
Strappo dell’umanità: caduta, povertà,
Il progresso qualitativamente tecnologico
Riduce l’uomo ad una dimensione: tutto è
Giusto, tutto è buono.
L’uomo è divenuto l’automa dei suoi pensieri
E l’arte, in tutte le sue forme, merce di scambio.
La parola acquista ora nel XXI secolo un potere
Mistificatore, un potere che conquista e distrugge
L’uomo.
Da lontano, si odono venire altre parole:
“Vogliamo la lotta, l’opposizione, il contrasto, la
Ragione critica per la nostra vera libertà, per le
Nostre vere aspirazioni, per i nostri veri sentimenti!
Non un automa, ma un uomo in cui batte il cuore
Di un uomo semplice come il tuo!”
QUELLA VITA CHE È ADESSO IN ME
Desiderio di libertà, di volare
Sul vasto mare come gabbiano.
Si appanna frattanto la mia visione.
Un canto viene dal mare e si increspa
Nel mio cuore senza fare dolore.
Stralci di cirri di porpora rossa
Illuminano il cielo e una morsa di
Nostalgia si eclissa dietro i miei
È un giorno come gli altri, eppure
Il mio io si spalanca verso l’infinità che
Raccolgo ora in me.
Si innalza un coro di voci alle stelle.
Non più silenzio: stupore per una melodia
Che vibra nell’aria.
E’ un gioco! Un semplice gioco di suoni e
Di odori!
Ora, rimane una muta contemplazione,
un riverbero di luci nei miei sogni: cavalli
alati, abili giocolieri, dame e cavalieri.
Tutta la vita è un sogno!
Ogni gioco è un sogno!
Ogni bisogno si vela dei più antichi desideri.
E, oggi, io desidero una pace catartica, un canto
Libero di vita e di amore.
Come un gabbiano, volo ad alta quota in questo
Mio bisogno immenso di freschi crepuscoli
Di aprile.
Come la primavera, può arrivare quella speranza
Che, radicata in me, giunge dal mio essere fuori
Di me.
Non più aridità, ma sovrabbondante pienezza di vita:
acqua che scorre nei fiumi e giunge al mare, feconda
di quella vita che adesso è in me.
SE IO AVESSI LE ALI
Sento nell’aria una certa
Non è primavera!
Non è inverno!
Eppure, io provo un
Incredulo dolore per un
Mondo incredibilmente
E’ forse solo tristezza?
Ma l’amore, la gioia e la
Generosità? Forse hanno
Trovato il loro nido su rami
Di alberi nell’alba incerta di
Un mattino?
No! Sono scomparsi da questa
Grande Casa che è la Terra.
Forse, se io avessi le ali, potrei
Raggiungerli tra quei rami
Intricati di alberi.
AD INSEGUIRE AQUILONI
Come poter stare inermi di fronte
Ad un mondo in cui i valori perdono
Quota?
È duro il prezzo di questa vita, di
Questa fede!
Il lamento del vento giunge da lontano.
E le mani non si incrociano più in segno
Di amicizia.
La letizia si è eclissata nei cuori e fuori
Cade la pioggia a catinelle.
La natura è sconvolta dal batter delle ali,
da tuoni e fulmini che squassano le nubi
a ciel sereno.
Temo la disgregazione dell’io, la morte
Dell’amore, della pace e della solidarietà.
L’età della giovinezza sta sfumando via,
come quell’azzurro oltre l’orizzonte.
L’amara e pensosa maturità si fa incontro
Al mio sguardo ed eventi cari rievoca il mio
Cuore: la casa, il giardino, i limoni.
Ora tutto questo non è più possibile:
è morta la fede e la fiducia negli altri!
È morta la generosità per le persone
Bisognose di aiuto!
È morta questa vita così tradita sin dai
Suoi albori!
È passata la notte! E’ l’alba e, tra quelle
Lontane montagne, vedo sorgere il sole
E prego silenziosamente nel mio cuore.
Tocchi di campane: desiderio di comunione
Per un mondo migliore.
È ora di sollevare la polvere: ci acceca lo
Sguardo!
Si innalzano ostacoli che ci impediscono
Di camminare e di correre sui prati ad
Inseguire aquiloni portati via dal vento.
SEMBRA
Sembra che l’aria si incanti di
Polvere irreale.
Sembra che l’acqua si sciolga
In fili di sottile filigrana.
Sembra che la terra si inaridisca
Increspandosi nelle viscere.
Sembra che il fuoco accechi,
anche, lo sguardo più luminoso.
Sembra che ieri, sembra che oggi,
sembra che domani il sole sorgerà
dall’orizzonte in segno di pace, amore
e solidarietà.
Tre aquiloni nel libero cielo e tu, che
Guardi stupito, ascolta l’arcana leggenda
Del mistero di un giorno in cui regnavano
l’indifferenza, la solitudine e l’egoismo.
Ieri, oggi, domani.