Scimmie e angeli – Commento di Antonella Pagano

Il romanzo di Lorenzo Ghimenti (Kollesis Editrice)

Ero all’IPLAC, in quell’accogliente libreria RINASCITA che ci COCCOLA allorchè ci andiamo per studiare, ascoltare, leggere, pensare, pensare e ripensare alle parole che scriviamo, che ci dedichiamo, che lasciamo al tempo che passa dolce su noi, duro su noi, caldo, gelido su noi, puntuto e curvo… vero e bugiardo, vestito di foglie o vestito di sole… svestito e arrabbiato. In quel salotto caldo col cielo alto su noi, con il bar che sbuffa caffè e bocconcini tentatori, con i seggioloni che ospitano ospiti improbabili, occasionali, divertiti, incuriositi, straniti e stranianti, ospiti venuti da lontano e ospiti venuti da vicino, ospiti ospitanti ospiti ospitali come Maria Rizzi con i suoi tubini di pizzo e le parole tessute all’arcolaio letterario, sensibilità di pizzo ricamata e ospiti ospiti ospiti, tanti, silenziosi e parlanti, e scivola il fiume delle parole, tesse il nuovo mondo poetico, il nuovo mondo giallo e arditamente romantico, tesse il nuovo incontro tra poeti, romanzieri, giallisti… visti, non visti, rivisti che han rovistato nella fertile materia grigia, scovato la tavolozza e colorato ogni centimetro quadro di RI-NASCITA dove ci RI-TROVIAMO NOI, GLI ALTRI, LE PAROLE DANZANTI nel cielo alto di Rinascita… e quel giorno, era domenica pomeriggio, freddo fuori, ma ardente braciere Ri-nascita proponeva la Professoressa Angiolina Bosco che commentava: “Scimmie e Angeli” di Lorenzo Ghimenti …”opera prima d’autore giovane che valuta con perspicacia ed acume il mondo dei giovani e tutto ciò che gira intorno ad essi! Esame, spaccato della società italiana del XXI in formato conoscenza esplicita… conoscenza implicita, ossia sia come esperienza diretta in prima persona che come esperienza osservatrice dall’esterno di questo tipo di universo! Il romanzo è scorrevole, riesce a far sì che le storie dei protagonisti si intreccino in una discorsività ed in una linearità non prive di excursus; prendono il lettore e lo rendeno curioso dello svolgersi degli eventi… Sotto esame sono le emozioni, i pensieri, gli atteggiamenti dei giovani e con essi tutte le problematiche che una società tecnologica e legata all’apparire, come la nostra, determinano. La realtà dei ragazzi si presenta oggi come non mai legata al culto del sembrare più che a quello dell’essere… sicchè certi comportamenti appaiono quasi scontati senza più una logica, razionalità d’eventi. Il processo di comuniecazione sembras quassi bloccato,o è come fse ognuno si sia rinchiuso nel proprio mondo e i messaggi non sanno trovare l’interlocutore interessato, attento. L’eroe e il simbolo dell’incomunicabilità è John, il protagonista del reality, il grande fratello che va contro tutto e tutti finisce per essere l’emblema del personaggio in cui identificarsi…romanzo fortemente incentrato sulle problematiche del dialogo e delle interazioni, fin dalle prime battute l’enuncia in: <La massa esplose in un coro di consenso, tranne il poveretto, umiliato davanti a tutti perché aveva avuto l’assurda pretesa di pensarla diversamente. Perché questa è la massa, una fiumana di ossa, sangue e carne umana che stritola, sventra e tritura chi va controcorrente.> Il linguaggio umano è fatto di elementi e di regole e il significato del messaggio che si vuole inviare è posto in relazione a vari fattori che s’ intrecciano fra loro. Il linguaggio dei protagonisti varia anche in relazione al loro grado di cultura: portato agli estremi limiti per chi si destreggia tra realtà piene di superficialità, è più “lingua” per chi tenta di elevarsi. Allora si delinea la grande differenza tra Chantal e le altre figure….esatto opposto del giovane contemporaneo. Si compone un quadro onnicomprensivo, diverse situazioni, scelte, decisioni…Il linguaggio umano ha inoltre la capacità di generare frasi, discorsi, conversazioni differenti…e la trasmissione di messaggi distorti,…finanche comunicazione degenerate, ambigue, anche tra persone legate da vincoli familiari, genitori-figli. E’ il caso del giovane Daniele Levrier che non riesce a dialogare con i genitori, ha concetto negativo della famiglia… ma è anche quanto accade ad Alfredo Pisani  che, pur se in altro ambito, non si sente compreso dai familiari. Figure genitoriali che inviano impulsi negativi, che creano contrasti, ribellioni. Famiglie inesistenti, sgretolate. Una madre suicida, un padre che confessa la doppia vita! Quanto ai comportamenti, sono diversi i fattori che li influenzano, l’appartenenza ad un gruppo, la motivazione, la personalità. L’uomo si comporta in modo diverso a seconda che si trovi in compagnia o da solo, con amici o estranei, si pone mete, degli obiettivi e finalità da portare avanti con forza ed energia. Daniele, il protagonista, sperimenta contesti vari e si cala pieno di sé in situazioni che lo soddisfino immediatamente, senza porsi alcun problema rispetto alle possibili conseguenze. Tutti ricercano approvazione e successo, l’autore lo illustra con acutezza nel romanzo. La considerazione di sé? C’è il giovane Alfredo: <Alfredo detestava il suo corpo perché non riusciva a contenere la sua anima. Lui avrebbe tanto desiderato essere più magro, più sottile, più agile, apparire come i ragazzi dei film americani, sempre scattanti e atletici. Era una figura più simile alla sua psiche. Poi oltre a quei dannati film che spopolavano da anni, ci si era messo anche Harry Potter! Si, anche il fenomeno letterario per ragazzi dell’ultimo decennio aveva devastato la sua già scarsa fiducia, ponendo come esempio di intelligenza e sensibilità i ragazzi mingherlini ed esangui e come stupidi maiali quelli più robusti, attraverso la figura del cugino Dudley. Così il “grassone del gruppo” era sempre o bullo o stupido o buffone.> E poi ci sono i comportamenti generati da: paura, odio, felicità, insomma emozioni. Se fino all’8° capitolo l’autore segue un personaggio per volta, dal capitolo 9° gli eventi s’ intrecciano. Dalla drammaticità della morte della mamma di Daniele, si transita alla romantica notte di Flaminia, tutto un susseguirsi di note descrittive forti e opposte insieme. Scrive Lorenzo Ghimenti: <La signora Levriè era in rianimazione .[…] In Daniele lottavano bene e male, ragione e follia. Non arrivava a un punto fermo, forse perché quel punto di arrivo gli faceva troppa paura. Continuava a domandarsi se quella situazione fosse vera, se gli interessasse qualcosa di quel trambusto. […]>La conclusione che ci propone l’autore è:< Sua madre era morta. Per lui era come se non fosse mai stata viva.> Con Flaminia l’autore propone uno spaccato di grande tonalità espressiva:< Che bell’essere è la luna. Il più affascinante tra gli astri notturni. Guarda le nostre insignificanti figure dall’alto di quei mondi celesti, sereni, imperturbabili e immortali.> E prosegue:< Quel mistero incantato del nostro satellite potrà mai predire il coronamento di un sogno instancabile? Saprà se si potrà mai realizzare la fusione di due corpi in una sola anima? Cosa si è deciso là dove tutto si vuole?>Non sempre le realtà sono sgombre da ostacoli, anzi, il più delle volte le mete che vogliamo raggiungere ci sfuggono; c’è la resa dopo l’insuccesso, c’è la tenacia più cieca, la frustrazione. Il romanzo presenta una svolta narrativa finale di grande effetto: il protagonista Daniele Levriè dopo l’ incidente con la moto deve dire addio ai suoi sogni… è’ frustrato …ma: < Che prospettive ho adesso? Non gliene era mai importato nulla, in fin dei conti lui poteva tutto. Era bello, intelligente, furbo, atletico. […] ma cos’è diventato? La sua divinità lo ha abbandonato? L’ospedale, con tutte le sofferenze condensate?…>

Lorenzo Ghimenti ha sollecitato anche Maria Rizzi, ecco la sua riflessione:

“Nella lettura del romanzo di Lorenzo Ghimenti si coglie subito la dicotomia tra il ragazzo esperto delle dinamiche di vita delle varie tipologie di giovani di quest’era ‘liquida’ e l’individuo che sembra appartenere a un’altra età, capace di mettere a fuoco, senza compassione, gli errori commessi dalla  propria e dalla nostra generazione. L’Autore possiede senz’altro gli strumenti fondamentali dell’ars narrandi, sa mettere in piedi un plot di elevato spessore contenutistico e stilistico e, per dirla con l’ottimo prefatore, Arduino Maiuri, ha ‘la qualità pirandelliana di saper rappresentare senza veli, né infingimenti le debolezze della natura umana’. Esemplare la capacità di caratterizzare tutti i personaggi che si muovono attorno a Daniele e Flaminia, ‘scimmia’ e ‘angelo’, per attenerci al titolo del romanzo e di cambiare registro di scrittura a seconda delle situazioni. Lorenzo, infatti, viaggia dal registro gergale, contestualizzato al libro, alla scrittura creativa, alla competenza nel gestire gli elementi dialogici, allo stile lirico, adottato per affrescare gli scorci della città Eterna che fa da sfondo al testo. L’occhio di bue del nostro Lorenzo è puntato sugli adolescenti – giovani tra i diciassette e i diciannove anni –  quelli fagocitati dalla fatuità, ma anche sugli altri, ovvero sui ragazzi, non omologati ‘alla ‘fiumana di ossa, sangue e carne che stritola, sventra chi va controcorrente’… l’espressione è presa dal testo. L’aspetto pirandelliano è evidente nella tendenza del giovane Autore a giocare sui paradossi, sulla volontà di rendere caricaturali i vari personaggi.  Di fatto è un libro con valore sociologico, un pugno nello stomaco della nostra generazione che ha seminato ideali per poi stracciarli come fogli di giornale. Dietro la figura di Daniele e a quelle dei compagni di scuola, della ‘ragazza’, Chantal, volgari, strafottenti, apparentemente superficiali, devoti al dio denaro, rapiti dal ‘Grande’, come viene definito il reality show Grande Fratello, si stagliano i genitori – amici, i genitori – permissivi, i genitori –assenti , i genitori – intransigenti . Lorenzo ci induce a fare i conti con i nostri errori. Dimostra quanto determinati atteggiamenti annullino il senso della famiglia e non consentano ai ragazzi di crescere. Il genitore – amico rappresenta, per esempio, una scelta di comodo. La nostra società, che inneggia all’eterna giovinezza, che sembra tesa alla ricerca dell’elisir di lunga vita, dà vita a persone come la madre di Chantal, che si comporta nei confronti della figlia come una compagna di banco. Gli adolescenti nel periodo più delicato della loro crescita non hanno bisogno di complicità, ma di valori. I due sostantivi ‘genitore’ e ‘amico’ messi vicini, secondo me, rappresentano addirittura un ossimoro. I giovani la complicità la cercano nel gruppo dei coetanei, alle figure genitoriali lanciano sfide, per affermare la loro identità in fieri e, anche se simulano di desiderare condiscendenza, in realtà hanno bisogno di autorevolezza, di punti di riferimento sicuri. La madre di Daniele incarna un altro modello tipico dei nostri tempi, ovvero il genitore presente, ma succube, incapace di reagire ai comportamenti aggressivi, volgari del figlio, teso a difenderlo in ogni circostanza  e, nello specifico, anche alla prepotenza e al disinteresse del marito. Questo genere di famiglia ci consente di analizzare un altro concetto – cardine della psicologia sociale, ovvero il concetto dell’esempio. Non può esistere rispetto laddove i figli non imparino a viverlo in famiglia.  Struggente l’episodio del suicidio della donna. La sua morte viene narrata come un evento prevedibile, che non smuove gli equilibri / squilibri costituiti. Il suo carattere finisce per darle i connotati di un essere evanescente, che svanisce come bolla di sapone. Ovviamente non è così, non può essere così, soprattutto per il figlio, ma Lorenzo pigia l’acceleratore sul cinismo e fa sì che anche la tragedia venga risucchiata nell’imbuto della fatuità dominante. Il padre, quasi sempre assente, per ‘motivi di lavoro’ (ed emerge il genitore – assente), può dedicarsi alla vita oscura, che verrà rivelata solo alla fine del libro e Daniele, teso a inseguire il sogno di divenire un calciatore famoso, non elabora il lutto. Gli ‘angeli’ del romanzo, ovvero i giovani che conducono vite dedite allo studio, che coltivano passioni, non sono comunque esenti dalle problematiche personali e dagli scontri con i genitori. Flaminia, sogno proibito di Daniele, figlia del meccanico presso il quale il giovane lavora dopo aver lasciato il liceo, è raffinata, eterea, preraffaellita nell’aspetto e nei modi. Pur avvertendo attrazione fisica verso Daniele, bello come un Adone, ma lontano anni – luce dai suoi valori, si lega ad Alfredo, un ragazzo esteticamente goffo, quasi ridicolo, che si sente a disagio nel proprio corpo. Quest’ultimo suona il piano, scrive poesie, è anacronistico e Flaminia sceglie l’affinità elettiva, la sintonia degli spiriti. Il padre della giovane, il buon meccanico Pietro, pur distinguendosi come la miglior figura di adulto del romanzo, in certi passaggi appare di un’ingenuità che sgomenta… E la stessa figlia si accorge di non riuscire a comprenderlo e di non essere compresa da lui. I genitori del ‘brutto anatroccolo’ Alfredo, per conto loro, vengono rappresentati come professionisti a dir poco inflessibili. Il ragazzo sin da bambino patisce i loro atteggiamenti severi, tesi al giudizio e alla prevaricazione. Si sente amputato dal loro rigore. Impossibilitato ad assecondare le proprie inclinazioni. Grazie all’empatia con Flaminia il giovane riesce a ribellarsi alla situazione familiare, a rivendicare il diritto di scegliere la propria strada, eludendo un altro assunto, radicato nelle menti di alcuni individui, quello secondo il quale il figlio deve essere la proiezione del genitore. Lorenzo nel romanzo non fa sconti. I suoi personaggi non si realizzano, in modi diversi slittano tutti sull’olio del compromesso. Le peggiori realtà che caratterizzano la nostra era si condensano intorno alle loro storie: menzogne, corruzione, avidità, tendenza a schiacciare le persone economicamente più deboli. E i giovani in questo contesto divengono vittime delle disfunzioni familiari e di quelle del sistema. Ciò non esclude che abbiano sogni, i loro sogni, quelli per i quali sono venuti al mondo e se anche trascorrono i giorni a nasconderli dietro nubi di scetticismo, non riusciranno mai a liberarsene. I sogni continuano a inviare segnali di disperazione, come la noia, la rabbia, la violenza…  Il romanzo “Scimmie e angeli”, a mio umile avviso, è quanto mai didattico. Ci invita a riflettere, ad ascoltare le voci dei nostri figli, anche quando sembrano ‘tagli di vetro’… In realtà chiedono di aiutarli a difendere i loro sogni, di provare a redimere il nostro passato salvando il loro futuro. Forse non è troppo tardi. Occorre crederci.                                                                                                      

La Professoressa Bosco, la cara Angiolina, non me ne vorrà se di tanto in tanto mi sono infilata tra le sue Parole ed ho ricamato con lei. Così l’Icona IPLAC Maria Rizzi, la mia sorella d’anima. Bel libro questo di Lorenzo Ghimenti, un tema ampiamente trattato, molto dalla sociologia, dalla psicologia, dal giornalismo ma che resta irrisolto e fertile alle indagini in molte delle componenti e nel libro del Ghimenti rintracciamo tante altre sfaccettature riflettenti, utili… poiché il tempo fugge, con i chiodi, i petali, la pungente pioggia, le burrasche e, ultimamente, anche i tornado, sempre più sconvolgenti, micidiali, ciclopiche gomme che nel batter d’un secondo cancellano vite e cuori e libri e giardini, preparando nuove forme.

Antonella Pagano

QUI la pagina dedicata alla presentazione del romanzo.