T.S.ELIOT LA TRAVOLGENTE DOMANDA CENT’ANNI DI PRUFROCK – Daniela Quieti

CoverDaniela Quieti

Edizioni Ibiskos Ulivieri  2015  
Recensione di Maria Rizzi   

La cara Daniela Quieti nel saggio – T.S. Eliot . La travolgente domanda cent’anni di Prufrock – Edito dall’Ibiskos Ulivieri – descrive con dovizia di particolari la vita del poeta, saggista e drammaturgo, che nello scrivere se stesso ha messo in luce il suo tempo. La sua analisi dell’autore é legata alla psicanalisi, alla nostra età , definita a ragion veduta, ‘età dell’ansia’, e alla letteratura, che nella visione di Eliot é divisa in tre cicli metafisici: il medioevale, legato ai nostri Guinizzelli, Cavalcanti e Dante; il seicentesco, legato a Donne e ai suoi seguaci; e il moderno, che collega a Baudelaire, Laforgue e altri autori. Un simile testo prevede preparazione, capacità di analisi e volontà di approfondire l’intercultura, che spesso caratterizza le opere di artisti come Eliot e come Prufrock. D’altronde, secondo Roberto Sanesi Thomas Stearns Eliot può definirsi il poeta che più di qualsiasi altro ha contribuito a mutare il corso della poesia dall’ottocento al novecento e a dare un’impronta inequivocabile a tutta la poesia del nostro secolo. Daniela Quieti, docente di lingua e letteratura inglese, si é calata nel mondo dell’autore con impressionante disinvoltura, mettendo in evidenza quei legami con i grandi della nostra letteratura, che l’ignoranza in materia di molti, in primis della sottoscritta, non avrebbero mai potuto cogliere. E ha sottolineato come il modello fiorentino abbia rappresentato un esempio di stile e di ispirazione per Eliot, che ha composto un’insieme di opere, nelle quali, incredibilmente, si potrebbero riconoscere l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso dantesco. Si tratta di The Waste Land, ovvero l’Inferno; Ash Wednesday e Animula, il Purgatorio e Four Quartets, il Paradiso. Mi é sembrato un saggio lungimirante, accurato e di raro potere didattico, quello della Quieti, proprio perché ha saputo focalizzare aspetti della letteratura che vengono a incontrarsi e che sviluppano una comunicazione tra le varie lingue. Ella, inoltre possiede gli strumenti necessari per approfondire le caratteristiche del lessico di Eliot, studiato da molti esperti, e messo in rilievo dalla Nostra Autrice per la capacità di armonizzarsi con i processi storici, imponendosi come poeta leader di avanguardie. Gli studi su Prufrock, che Eliot intraprese nel 1917, fecero sì che la sua reputazione crescesse fino a dimensioni quasi mitiche. Daniela Quieti, ha analizzato il poema di Prufrock The Love Song e ne ha cercato il significato effettivo. La critica, infatti, l’ha sempre identificato come un canto d’amore e ha attribuito allo stesso Eliot questa interpretazione. La nostra Autrice, invece, specifica che il poema tratta argomenti diversi dall’amore. Ha come tema centrale il trascorrere del tempo, con le sue varianti, ovvero la memoria, la delusione, l’allusione, la decadenza. Nell’Opera, inoltre, si riscontrano interessanti e chiari riferimenti alla Divina Commedia. Daniela Quieti li mette in luce con la lanterna della conoscenza e con la tendenza all’analisi dettagliata, che la caratterizza e che la rende una delle autentiche interpreti dei grandi esponenti della Letteratura europea. Prufrock fa uso della tecnica cosiddetta ‘flusso di coscienza’ ed é spesso difficile determinare quali passi siano da intendere letteralmente e quali abbiano valenza simbolica; quali siano reali e quali facciano parte del subconscio. Inoltre le transizioni tra i vari pensieri sono in prevalenza psicologiche, piuttosto che logiche. Ma va ribadito che The Love Song non é una canzone d’amore, in quanto per Prufrock l’amore non é possibile. Egli vive la crisi del primo novecento, è incapace di affrontare i cambiamenti ed é afflitto dal mal di vivere. Daniela nel mettere a fuoco le affinità con la Divina Commedia compie un’operazione coraggiosa e di grande spessore. Non conosco a fondo gli studi compiuti sul rapporto tra Eliot e l’ Opera di Prufrock, ma non ho mai letto del comportamento del conte Guido di Montefeltro, così attinente nel corpo centrale della poesia a quello di Prufock  e del suo influsso sul resto dell’opera. Mi é sembrato seducente il parallelo tra i due nella convinzione che il proprio racconto resterà celato. Altrettanto incisiva e coinvolgente é la tendenza dell’autore a interpretare personalità multiple, simboleggiando sia Guido, che Dante, sia il narratore che il lettore. Prufrock, ben lontano dal canto d’amore, esce dal suo poema come un anti eroe, un uomo di rinunce, o per meglio dire di non – scelte, come molti di noi. La Quieti, da acuta interprete individua nell’analisi di Eliot un Prufock afflitto da crisi di valori. Sente che non c’é tempo e quindi non c’è storia, ma solo un’unica, immensa non – storia. E, forse non a caso, Prufrock anticipa le tematiche ricorrenti nelle opere successive di Eliot, caratterizzate da quella che la nostra Autrice definisce ‘un’ossessiva e drammatica compulsività’. Mi scuso con Daniela Quieti per essere stata riduttiva nel commentare la sua Opera, che si potrebbe definire, a tratti, rivoluzionaria. Credo di aver imparato che Eliot, immenso e inconfutabile, ha dato alla luce la psicologia e la letteratura ‘della crisi’, mettendo in gioco le questioni più forti della storia, come il senso dei rivolgimenti delle forze sociali, il peso della fede, la coscienza della Chiesa della sua presenza tra gli uomini. Un affresco bruciante e drammatico, nel quale la vita di ciascuno di noi e la società di oggi possono riconoscersi e interrogarsi. Maria Rizzi