RACCONTI DI GENTE COMUNE – Maurizio Brescia

copertina bresciaMaurizio Brescia

Progetto Cultura 2015
Prefazione di Maria Rizzi
Maurizio Brescia intitola la sua raccolta “racconti di gente comune” e non poteva trovare definizione più idonea per le sue storie, che rispecchiano i valori di ognuno di noi, anche se sono, spesso, ambientate in epoche diverse da quella attuale. Egli viaggia, con lessico forbito e caldo, attraverso gli incontri, le passioni, le delusioni, le ingiustizie, gli amori, che caratterizzano il quotidiano; si cala nei meandri del passato, mostrando ottime capacità di contestualizzare e di mettere a fuoco i personaggi dei vari testi. Cito “Signora Pina”, che contiene il plot narrativo del romanzo e potrebbe definirsi una ‘saga’ dell’esistenza della protagonista: Giuseppina, nata in Brianza, in una famiglia benestante, che porta in dote un aspetto attraente e un’indole civettuola. Grazie alla bellezza e ai suoi modi, conquista il figlio di un industriale e diviene ‘la signora Pina’, ricca, priva di istinto materno, in quanto tesa a conservare il fisico attraente, a coltivare la vita sociale e a spendere a volontà. L’autore, nel suo superbo testo, mette in risalto la superficialità della donna e il destino, diametralmente opposto, della sorella Adelina, che vive sin da piccola nel cono d’ombra proiettato da Pina. La chiusa della saga vede le due donne riunite dalle vicende avverse della vita e dimostra che esiste sempre un momento giusto per affrancarsi da una serie di momenti sbagliati. Maurizio non indugia sullo scavo interiore, tratteggia schizzi, così vividi, che sembrano saltare fuori dal libro. Sembra attingere al laboratorio verista, con racconti come “Una storia di Bresso”, “Eroe per caso”, “La rosina delle groane”, che echeggiano il Verga delle migliori novelle, ma v’è in lui qualcosa di accattivante, suadente e pudico, che lo colloca in un neo-realismo moderno e innovativo. La storia di albino, il pastore quindicenne, protagonista di “Eroe per caso”, è ambientata nel 1848 e, grazie alle capacità dell’autore, ci riporta indietro di due secoli e mezzo. Albino assiste, per caso, all’insurrezione del popolo milanese contro gli austriaci e, per amore, della giovane Elisa, si trova coinvolto nella rivolta armata. Nel leggere il testo, dipinto con arte, si ha, netta, la sensazione, di osservare il tempo che si poggia sull’adolescente e sugli altri personaggi, li accarezza, e li cambia sempre più in fretta. La guerra nella sua forza devastante, resta un rumore lontano, qualcosa che appartiene alla Storia conosciuta, che muta gli uomini, i giochi di potere, i disegni del futuro. Nelle storie di Maurizio tornano spesso le botteghe, le case prive di frigoriferi, ‘la spesa acquistata eseguendo solo quello che sarebbe servito per le esigenze della giornata’. Torna il mondo pre-tecnologico, che rende consapevoli di quanto si è guadagnato e quanto si è irrimediabilmente perduto… E se le cose continuano a esistere finché c’è qualcuno che le ricorda, l’autore, con la sua raccolta, diviene araldo, messaggero del tempo che è stato, di ciò che noi ricordiamo, a stento, tramite i resoconti dei padri, talvolta dei nonni, e che i nostri figli non immaginano. Tra gli altri, nel libro, si trovano racconti ambientati ai nostri tempi. Storie d’amore tra giovani e tra coniugi che festeggiano addirittura i sessanta anni di nozze. Brani che rivelano la vita in ogni sua accezione: dolce, disperata, impetuosa, fragile, triste e meravigliosa al tempo stesso. Vita che ha la consapevolezza che ciascuno di noi è come un passante distratto, perennemente minacciato da una sorta di cecchino capriccioso e invisibile. Maurizio si distingue per lo stile fluido, ineccepibile e per il pudore, autentica carezza in un’epoca, in cui sembra difficile scrivere evitando la volgarità gratuita. Egli dimostra nei suoi “racconti di gente comune” quanto l’innocenza possa essere il miracolo che tiene unite le storie dell’esistenza più dell’acciaio. (Dalla prefazione di Maria Rizzi)  
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