FLORILEGI FEMMINILI CONTROVENTO – Maria Luisa Daniele Toffanin

9788899717209Maria Luisa Daniele Toffanin

Accademia Il Convivio, 2015
I° premio nel Premio Letterario Nazionale “L’anfora di Calliope” ed. 2016 Una Silloge di grande valenza poetica, perché si addentra nei più profondi labirinti esistenziali. La Silloge si articola in sei sezioni, ognuna delle quali arriva ad una intimità che diventa, inevitabilmente, meditazione sulla natura umana. La centralità del tema è la donna, portatrice di verità e di vita. Felice l’idea di affiancare le figure a fiori, a composizioni floreali, ai loro profumi, ai colori che, sapientemente, l’Autrice usa per evocare incontri, sacrifici, pudori, dignità. Così, Maria Luisa ci fa scoprire, con i suoi versi, l’impegno di una lettura sociale che diventa meditazione. Opera di grande raffinatezza stilistica, che sposa il linguaggio “quotidiano” con due lingue madri: il Latino e il Greco. I contrasti, i confronti, sapientemente descritti, si risolvono poi in una dimensione esistenziale che appartiene ad ogni uomo, di ogni tempo. Due versi alludono a tutto questo e sono la conclusione della poesia incipitaria: “Il corpo è valigia ingombrante ma l’anima che leggera migra, è il viaggio infinito” Caterina Guttadauro La Brasca La silloge raccoglie liriche tutte centrate sul tema della donna, che si caratterizzano nel panorama della poesia contemporanea per il lessico ricercato e lo stile alto. Le varie sezioni offrono ritratti di figure femminili colte ora nella dimensione pubblica ora in quella privata, ma, comunque, sempre tese a delineare l’immagine di una donna esemplare e non convenzionale, “controvento”, impegnata tanto a combattere i soprusi secolari quanto a mantenere i doveri tradizionali nei confronti della famiglia, dei figli e, in definitiva, della società. (Raffaele Messina).
Altre recensioni critiche:
Il filo rosso del volume di Maria Luisa Daniele Toffanin è sicuramente il femminile, declinato in varie accezioni e figure, da quelle note di donne celebri, ammirate e amate come Rita Levi Montalcini o Madre Teresa a quelle piccole donne che si ritrovano nel cerchio magico delle amicizie e degli affetti. Poesia delicata, densa di affetti ed emozioni, ma che non dimentica l’impegno sociale; il tutto espresso con rara raffinatezza con la presenza di un lessico colto, ricco di echi classici che si sposa con espressioni colloquiali del linguaggio quotidiano con esiti estremamente interessanti. Più che passi scelti, direi versi scelti, calibrati sullo spessore di figure femminili controvento. L’opera si snoda in sezioni: Dediche, Piccole donne, Donne di casa mia, Incontri, Florilegi d’amore e di memoria, che colgono attimi, gesti, sguardi o scelte di vita di figure che ora si stagliano nitide ora appaiono appena colte nella quotidianità, affrante dal dolore o solari nel vincolo dell’amicizia e dell’amore, versi che ammaliano per l’armonia che intreccia l’uso sapiente di termini che riaffiorano dalle antiche radici greche in connubio con quelli latini e/o del parlato quotidiano, che ha la capacità di far diventare il contingente occasione per superare il dato reale e recuperare valori. In Dediche il corpo, valigia d’argilla inaridita si libera della sua caducità, perché levita una levità azzurra, l’anima migra in un viaggio infinito. Per Carola la poetessa sparge rugiada-pietas / umana / tremuli petali viola, per Carola che sul muro di pianto rinasce a nuova vita. Madre Teresa di Calcutta rinasce altra nell’altro, redento il dolore, colta in offerta di sé. Laura ci è presentata con il volto di candida ninfea, con l’andare di petalo leggero a cui si schiara la risposta, mentre per chi resta vi è l’illusione di rivedersi in un angolo di sole. Cristina è per improvvisa gelata // come nota stonata / nella più armoniosa melodia straziata nell’acerba primavera. Maddalena, merla operosa è colta nel respiro trasparente del marmo, mentre la vita di Rita Levi Montalcini nella gioia-stupore sempre di scoprire / il sacro del creato e di ogni creatura. In Piccole donne si chiede al vento, metafora della morte di non sfiorare il dono … di un calore innocente, di non ferire l’albero-storia di vita perché a primavera ha voce di fiori / nunzio di frutti del vivere maturo. In Donne di casa mia riaffiorano frammenti memoriali e si intrecciano ghirlande di frasi sospese per zia Pina, travolta dai gorghi, si staglia la madre Lia: ora che il non averti / è certezza di cristallo, una madre guerriera sempre / negli artigli quotidiani della vita, / … corazzato il cuore al sacrificio. In Incontri la presenza degli assenti, il ricordo di volti e passi come il ritrovarsi accende d’oro / lo smalto di quel momento, nello smarrirsi è un ritrovarsi lieti. I fiori-stelle … rapite al prato della notte sono simbolo della fatica gioiosa del vivere con il giallo gelsomino, il fiore di robinia rigenera riti come il rinnovato impegno d’amore, il giacinto dona un profumo amicale mai svaporato di una amicizia, gli occhi di Madonna spargono segni di presenza divina. La peonia che si spetala alla pioggia inattesa d’aprile è di monito per la sua rinnovata vanità, ma anche simbolo della vita-rinascita. Iterazioni, ossimori, sinestesie, sapientemente tessuti tra una strofa e l’altra, rendono musicale il verso pur nella struttura franta e densa di emozioni visive. (Luisa Martiniello). La silloge si segnala per il suo valore conativo, ovvero per la sua capacità vocale, propria dello stile epistolare, sia esso ispirato alle epistulae della latinità oppure ai rari casi della poesia contemporanea. La contingenza della destinataria diventa l’occasione per oltrepassare il dato reale, commemorativo o semplicemente memoriale che sia, per approdare al senso ultimo, inteso come capacità di lettura universale. Non bisogna sottovalutare nella poetessa padovana il valore dell’attesa e dello stare in limine, il quale sta a significare una continua ricezione di impulsi e di sentimenti che si riconducono ad una vitalità lirica e comunicativa indirizzata all’oltre. (Tito Cauchi).