Tenerezza

Dal pesco scendon giù l’ultime foglie;
son lacere, le sfioro con le dita,
e il palmo d’una mano le raccoglie
per custodirne briciole di vita.

Lo zeffiro dai rami il gelo toglie
sbuffando sulla pianta intorpidita,
poi stuzzica le fronde secche e spoglie
… i resti dell’estate ormai finita.

M’avvolge nel tepore quella brezza,
somiglia al vento caldo, chiuso in cuore,
dal nome melodioso: “Tenerezza”

…che scalda i freddi giorni del mio amore.
Se perdo la sua morbida carezza
nel petto si rifugia lo squallore.

 

Poesia vincitrice del I Concorso Letterario Città di Grottammare (2010)